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San Calogero. Un eremita taumaturgo venerato in Sicilia

TERZA TAPPA DELLA NOSTRA RUBRICA “AGRIGENTINI ILLUSTRI” (3/14)

San Calogero (Calcedonia, 466 – Monte Kronio, 18 giugno 561) è stato un monaco eremita, venerato come santo dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa. La sua figura è particolarmente significativa in Sicilia, dove è patrono di numerosi paesi e il suo culto è molto sentito, soprattutto ad Agrigento, dove è più venerato di San Gerlando, patrono della città.

Il culto di San Calogero è diffuso in diverse località siciliane, tra cui Porto Empedocle, Naro, Sciacca, Frazzanò, San Salvatore di Fitalia, Cesarò, Petralia Sottana e Campofranco. La sua popolarità è testimoniata dalle numerose celebrazioni e processioni che si svolgono in suo onore, grossomodo intorno al 18 giugno, giorno della sua morte. Periodo in cui numerosi pellegrini si recano nei luoghi a lui dedicati, specialmente in Sicilia, per onorarne la memoria e chiedere protezione. La sua popolarità è testimoniata dalla presenza di numerose chiese e cappelle a lui dedicate, soprattutto sull’isola, e dalla diffusione del suo culto anche tra i cristiani ortodossi.

Le fonti agiografiche su San Calogero sono diverse e presentano alcune incongruenze. La tradizione più antica, basata su un breviario siculo-gallicano in uso tra l’XI e il XVI secolo, lo vuole nato a Costantinopoli nel I secolo. Questa versione lo descrive come un pellegrino a Roma, dove incontrò San Pietro, che gli permise di vivere da eremita. Successivamente, ispirato a evangelizzare la Sicilia, tornò a Roma per ottenere il permesso di recarsi sull’isola insieme ai compagni Filippo, Onofrio e Archileone. Altre fonti, invece, collocano la sua esistenza nel V secolo, descrivendolo come un monaco in fuga dalla Tracia a causa delle persecuzioni dei monofisiti. In Sicilia, si dedicò alla predicazione, alla cura dei malati e alla vita eremitica.

Ricostruzioni

  • Un luogo importante del culto di San Calogero è il santuario barocco situato sulla cima del monte di San Calogero, vicino a Sciacca. Qui è custodita una statua del santo scolpita nel 1538. Ogni anno, il lunedì dopo la Pentecoste, si svolge un pellegrinaggio al santuario, seguito da una processione eucaristica. Questa usanza risale al 1578, quando Sciacca fu colpita da un terremoto e i cittadini promisero di portare in processione la statua del santo se avesse fatto cessare il flagello.
  • Anche a Lipari, nelle isole Eolie, San Calogero è legato a tradizioni e luoghi specifici. Si narra che si sia fermato sull’isola durante il suo viaggio verso la Sicilia, dove avrebbe insegnato agli abitanti l’uso delle acque termali per curare le malattie. Una sorgente termale e alcune grotte dell’isola portano ancora il suo nome.
  • Il Monte Kronio, Sciacca (AG), era noto per le sue grotte e crepacci da cui fuoriuscivano vapori, simili a quelli di Lipari. La leggenda narra che Dedalo avesse scavato qui una grotta termale. Calogero, salito sul monte, scacciò i demoni che lo infestavano, lasciando spazio a una quiete paradisiaca. L’eremita si stabilì in una grotta vicina, ancora oggi intatta, dove si trova un altare rustico e un’immagine in maiolica del santo benedicente risalente al 1545.

La Cerva e il Cacciatore

  • Si racconta che negli ultimi anni della sua vita, San Calogero, ormai anziano, si nutriva solo del latte di una cerva che gli veniva offerto quotidianamente. Un giorno, un cacciatore di nome Siero, ignaro della sacralità dell’animale, lo ferì a morte. La cerva si rifugiò nella grotta di Calogero, morendo tra le sue braccia. Il cacciatore, riconosciuto il santo che lo aveva battezzato anni prima, chiese perdono per il suo gesto. Calogero lo perdonò e lo istruì sulle proprietà curative dei vapori e delle acque termali del monte. Dopo la morte della cerva, San Calogero visse ancora quaranta giorni, durante i quali fu spesso visitato dal cacciatore Siero, divenuto suo discepolo. Un giorno, Siero trovò il corpo senza vita di Calogero in ginocchio davanti all’altare. La notizia della morte del santo eremita si diffuse rapidamente, attirando numerosi pellegrini che lo seppellirono nella grotta dove aveva vissuto. In seguito, per timore di furto, il corpo fu nascosto in un’altra grotta, la cui ubicazione è andata perduta nel tempo.
  • Secondo un’altra tradizione, il corpo di Calogero fu traslato in un monastero costruito a nord della grotta e successivamente in un altro più a sud. Nel 1490, il monaco basiliano Urbano da Naso trasferì le reliquie a Fragalà, in provincia di Messina, e infine nella chiesa madre di Frazzanò, a pochi chilometri da Fragalà.

Gli Inni di Sergio Cronista

Nel IX secolo, un monaco di nome Sergio Cronista, residente sul Monte Kronio, compose in greco alcuni inni in onore di San Calogero. In questi inni, Sergio narra che Calogero, insieme al vescovo Gregorio e ad altri santi, fuggì da Calcedonia a causa di una persecuzione e approdò a Lilybeo (Marsala), e non a Sciacca come riportato negli Atti. Sergio non menziona il luogo della morte di Calogero, ma si limita a dire che “occupò una grotta e purificando con la preghiera quel covo di demoni col potere della Croce li cacciò nei recessi dell’inferno”.

Le Tradizioni Locali

Ad Agrigento, una tradizione locale, storicamente infondata, sostiene che i Calogeri fossero quattro fratelli, eremiti venerati rispettivamente ad Agrigento, Sciacca, Licata e Naro. Ogni città vanta la superiorità del proprio Calogero, dando origine a rivalità e leggende locali. A Naro, ad esempio, si racconta di un cacciatore che, dopo aver ferito una cerva, incontrò un vecchio dalla pelle scura e dalla barba bianca, identificato come Calogero. Le feste di San Calogero sono celebrate con grande solennità in diverse località siciliane, tra cui Agrigento, Naro e Sciacca. Le celebrazioni includono processioni, preghiere, offerte votive e manifestazioni folkloristiche. I fedeli attribuiscono a San Calogero poteri taumaturgici e lo invocano per la guarigione da malattie e la protezione da calamità naturali. Le usanze e le leggende legate a San Calogero sembrano rivelare la sovrapposizione di culti precristiani al culto dell’eremita venuto dall’Oriente. Il nome del Monte Kronio, dedicato a Cronos, la scoperta di statuette di Demetra e offerte votive nelle grotte, e la storia della cacciata dei demoni suggeriscono un legame con antiche divinità e culti della fertilità. La storicità di San Calogero è anche oggi oggetto di dibattito. Alcuni studiosi sostengono che la sua figura sia puramente artefatta e precostruita ai fini allegorici, mentre altri ne confermano l’esistenza storica, basandosi sulle fonti agiografiche e sul culto popolare. Una figura emblematica della religiosità siciliana, un santo taumaturgo che ha saputo conquistare la devozione di numerosi fedeli. La sua storia, seppur avvolta in un alone di leggenda, rappresenta un importante tassello della storia religiosa e culturale della Sicilia.

ARTICOLO DI: FRANCESCO RIZZO

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