Al momento stai visualizzando Contro i poteri forti? Arnaldo da Brescia un vecchio contemporaneo!

Contro i poteri forti? Arnaldo da Brescia un vecchio contemporaneo!

Arnaldo da Brescia, eretico o santo?

A soli venticinque anni, Arnaldo abbracciò la vita monastica come canonico agostiniano e si trasferì a Parigi, dove divenne discepolo di Pietro Abelardo e approfondì la conoscenza delle opere dei Padri della Chiesa. Tornato a Brescia nel 1119, intraprese una coraggiosa campagna di riforma, criticando aspramente la corruzione e la mondanità del clero, in particolare del vescovo Manfredo, che accusava di possedere terre, intromettersi in politica e praticare l’usura. Arnaldo auspicava un ritorno alla povertà evangelica, all’elemosina e alla solidarietà, valori che riteneva essenziali per una Chiesa autentica.

Tuttavia, le sue idee innovative e il suo fervente appello alla riforma gli attirarono l’ostilità delle autorità ecclesiastiche. Nel 1139, il Concilio Lateranense II condannò le sue posizioni come eretiche, costringendolo a lasciare l’Italia e a rifugiarsi in Francia, dove si unì all’amico Abelardo. Insieme, parteciparono al Concilio di Sens del 1140, un evento che vide il confronto tra Abelardo e Bernardo di Chiaravalle. Entrambi furono condannati al silenzio perpetuo in un monastero.

Nonostante la condanna, Arnaldo continuò a Parigi la sua opera di insegnamento, mettendo in luce la profonda difformità tra la condotta del clero e i principi del Vangelo. La sua predicazione infiammò gli animi e suscitò un’ondata di fervore religioso e desiderio di cambiamento.

La sua azione riformatrice non si limitò alla denuncia della corruzione ecclesiastica. Arnaldo si fece anche promotore di un rinnovamento politico e sociale, ispirato agli ideali del movimento milanese dei Patarini. Sosteneva con ardore la necessità di una Chiesa libera dal potere temporale, dedita esclusivamente alla cura delle anime e al servizio dei poveri. Proponeva un modello di Chiesa fondato sulla povertà evangelica, sulla partecipazione attiva dei laici alla vita religiosa e sulla non validità dei sacramenti amministrati da sacerdoti indegni.

Le sue idee radicali e il suo carisma oratorio gli conquistarono un vasto seguito popolare, ma gli alienarono ulteriormente le simpatie delle gerarchie ecclesiastiche. Nel 1148, il papa lo scomunicò, ma Arnaldo, forte dell’appoggio del popolo, non subì alcuna persecuzione.

Dopo alterne vicende, Arnaldo fu catturato e condotto a Roma, dove subì un processo ecclesiastico. Il suo rifiuto del potere temporale del papa e della Chiesa fu considerato eretico e lo condusse alla condanna capitale. Nel 1155, Arnaldo da Brescia fu impiccato e il suo corpo arso sul rogo. Le sue ceneri furono disperse nel Tevere per evitare che diventassero oggetto di venerazione.

La sua figura, tuttavia, non fu dimenticata. Arnaldo divenne un simbolo di coraggio, coerenza e fedeltà ai propri ideali. La sua lotta per una Chiesa povera, umile e aderente al Vangelo ispirò numerosi movimenti religiosi e riformatori nel corso dei secoli. Ancora oggi, la sua testimonianza ci invita a riflettere sulla necessità di una fede autentica, libera da compromessi con il potere e con la mondanità.

Articolo di: FRANCESCO RIZZO

Lascia un commento