SECONDA TAPPA DELLA NOSTRA RUBRICA “AGRIGENTINI ILLUSTRI” (2/14)
Agrigentum ingressus Libertinum episcopum corripi jubet. Non doli, non ininae, nihil omissum quo revocaretur a Christo, simulacra veneraretur. At Libertinus in aede S. Stephani protomartyris per aras Deum laudans, oransque, spiritum coelo reddidit, nec sine luctu in foro Agrigentinorum sepultus
(Acta Sanctorum, pag. 612 n. 3)
La tradizione, sostenuta da storici e scrittori agrigentini fino al XVIII secolo, afferma che San Libertino fu inviato da San Pietro ad Agrigento per diffondere il Vangelo, diventando il primo vescovo della città. Questa narrazione è raffigurata in un quadro del Narbone nella cattedrale di Agrigento, Capitale della cultura 2025, dove San Pietro consegna a San Libertino la pergamena che lo nomina vescovo.

Tuttavia, nel 1779, il canonico Raimondo Gaglio, basandosi su fonti antiche come il panegirista anonimo di San Marciano, primo vescovo di Siracusa, mise in discussione questa tradizione. Gaglio suggerì che San Libertino fosse martirizzato sul monte Crotaleo insieme a San Pellegrino, il quale, essendo contemporaneo di San Marciano, implica che anche San Libertino vivesse nello stesso periodo. Gaglio contestò anche l’idea che San Libertino fosse stato inviato da San Pietro, poiché non esistevano documenti coevi o antichi a supporto di tale affermazione. Inoltre, menzionò un presunto diploma di nomina di San Libertino, che sarebbe stato venerato ad Agrigento ma mai citato da nessuno, suggerendo che potesse trattarsi di un falso.Nonostante ciò, Gaglio concluse che San Libertino fu probabilmente il primo vescovo di Agrigento, vissuto nei primi secoli del cristianesimo e martirizzato in seguito alla sua opera di evangelizzazione.
Successivamente, il Lancia di Brolo, rifacendosi anch’egli al panegirista di San Marciano, citò un passo dell’orazione in cui si descrive la persecuzione di Valeriano in Sicilia, attribuita allo stesso martire San Pellegrino. Ciò suggerirebbe che San Pellegrino non morì durante tale persecuzione, ma in un’altra successiva, insieme a San Libertino. Padre Agostino Amore, in uno studio successivo, ritenne che l’encomio greco fosse stato scritto tra la fine del VII e la prima metà dell’VIII secolo, e che il brano citato si riferisse a una morte simile, suggerendo che San Libertino fosse anteriore a San Pellegrino.
La “Passio” anonima dei santi Libertino e Pellegrino, pubblicata dai Bollandisti
Secondo il parere di studiosi come il padre Amore, questa Passio risalirebbe a un periodo compreso tra il VI e il VII secolo. Un’ipotesi, suffragata da diversi indizi, suggerisce che l’autore fosse un monaco del monastero dei “Triginta”, luogo in cui San Pellegrino avrebbe vissuto. L’intento di tale scritto non era solo quello di ravvivare il culto di San Pellegrino, noto per i suoi miracoli, ma anche di accrescere la fama del monastero stesso.
La Passio narra che durante il regno degli imperatori Valeriano e Gallieno (254-259 d.C.), il console di Sicilia, Quinziano, per ordine imperiale, diede il via a una persecuzione contro i cristiani. Silvano, inviato ad Agrigento, ordinò l’arresto del vescovo Libertino, il quale, dopo essere stato sottoposto a inganni e minacce nel tentativo di farlo rinnegare la fede cristiana, morì mentre pregava nella chiesa di Santo Stefano.
Tuttavia, il padre Amore fa notare alcune incongruenze nel racconto. La morte di Libertino sembra essere stata aggiunta in un secondo momento e descritta in modo incerto. Inoltre, desta sorpresa il fatto che Silvano, dopo aver usato inganni e minacce, abbia permesso a Libertino di morire serenamente in chiesa. Un altro elemento che suscita perplessità è la sepoltura di Libertino “nel foro degli Agrigentini”, poiché le leggi romane vietavano di seppellire i defunti all’interno delle città. Infine, il padre Amore si chiede come mai l’autore si dilunghi tanto sulla figura di Pellegrino, mentre riserva a Libertino solo un breve cenno, nonostante quest’ultimo fosse un vescovo. Queste osservazioni portano il padre Amore a ritenere che l’autore della Passio sapesse poco o nulla di Libertino, e che lo abbia menzionato solo per dare maggiore credibilità al suo scritto. Tuttavia, un’altra osservazione interessante riguarda la cronologia di San Libertino. Se la Passio è databile tra il VI e il VII secolo, il periodo di tempo che separa la sua stesura dalla morte di Libertino deve essere di almeno alcuni secoli, il che ci riporta al III secolo e alla persecuzione di Valeriano e Gallieno, menzionata nella Passio stessa.

Nonostante ciò, lo storico Mercurelli ipotizza che la Passio sia stata composta addirittura in epoca normanna. Tuttavia, le argomentazioni del padre Amore sembrano essere più solide e convincenti. In ultima analisi, pur riconoscendo l’importanza della Passio come fonte storica, è necessario considerare con cautela le informazioni in essa contenute, soprattutto per quanto riguarda la figura di San Libertino. La sua cronologia rimane incerta, oscillando tra il I e il III secolo, come riportato da Mercurelli.
Un tesoro miniato del XIII secolo. Il Martirologio Anglo-Normanno edito da StuporArt

Il Martirologio Anglo-Normanno è un prezioso manoscritto del XIII secolo, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Francia, che raccoglie le biografie di santi e martiri venerati nelle regioni anglosassoni e normanne. Questo martirologio non è solo un elenco di nomi, ma una vera e propria opera d’arte, impreziosita da 88 miniature che illustrano le vite e i martiri dei santi. Le immagini, realizzate in stile gotico, offrono uno sguardo affascinante sulle tradizioni artistiche dell’epoca, con colori vivaci, dettagli minuziosi e sfondi dorati. Oltre al valore artistico, il Martirologio Anglo-Normanno rappresenta una fonte storica e culturale di grande importanza. Il testo riflette le credenze religiose, le pratiche spirituali e la devozione popolare del tempo, offrendo informazioni preziose sulla società medievale.

Un’opera unica nel suo genere, ideale per studiosi di storia religiosa, appassionati di arte medievale e chiunque sia interessato a scoprire le radici della cultura europea.
Il termine “martirologio” evoca immediatamente immagini di martiri cristiani, figure eroiche che hanno sacrificato la propria vita per la fede. Tuttavia, il concetto di martirologio può essere ampliato e analizzato da diverse prospettive, toccando aspetti storici, religiosi e filosofici. Come sottolinea la definizione, il martirologio nasce come un elenco di martiri cristiani, compilato per commemorare il loro sacrificio e onorarne la memoria. Inizialmente legato alla celebrazione delle feste religiose, il martirologio si arricchì nel tempo di brevi note biografiche sui martiri, diventando una sorta di “catalogo di santi”.
- Il martirio, inteso come sacrificio della propria vita per una causa superiore, è un concetto presente in diverse culture e religioni.
- Il martire diventa un simbolo di fede, coraggio e abnegazione, un modello da seguire e imitare.
Una testimonianza di un passato di sofferenza e sacrificio, un monito per il presente e il futuro. Il martirologio diventa uno strumento di memoria collettiva, un modo per ricordare coloro che hanno lottato per i propri ideali e per tramandare i valori in cui credevano. “Martirologio” può essere utilizzato anche in senso figurato, per indicare una serie di persone che si sono sacrificate per una nobile causa, anche al di fuori del contesto religioso, un simbolo di eroismo e dedizione, un riconoscimento del valore del sacrificio individuale per il bene comune.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- (LA) De S. Peregrino confessore Calatabellottae in Sicilia, in Acta Sanctorum, Januarii tomus II, Anversa 1643, p. 1031.
- (LA) Ottavio Gaetani, Vita S. Peregrini confessoris auctore Octavio Caietano Societatis Iesu, Palermo 1657, pp. 35–36.
- (LA) G. Van Hooff, De Sancto Libertino episcopo agrigentino martyre et Sancto Peregrino martyre. Commentarius praevius, in Acta Sanctorum Novembris, vol. I, Parigi 1887, pp. 606–611.
- Fortunatina Vaccaro, Cenni sull’antica diocesi di Triocala e i fenomeni insediativi nel territorio di Caltabellotta fra Tardo Antico e Alto Medioevo, Antipodes, Palermo 2014.
- Domenico Mallardo, Il calendario marmoreo di Napoli, Roma 1947.
- Francesco Lanzoni, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. II, Faenza 1927, pp. 640–642.
- Agostino Amore, Pellegrino, santo, martire di Agrigento (?), in Bibliotheca Sanctorum, Ist. Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense, Città Nuova Editrice, vol. X, 1968, coll. 459–460.
- Francesco Paolo Rizzo, Un raro syngramma nella tradizione scritta sui santi Peregrino e Libertino, in Ruggieri, Pieralli (a cura di), Eukosmia, studi miscellanei, Rubbettino Editore, 2003, pp. 400–427.
- Adelaide Trezzini, San Pellegrino tra mito e storia: i luoghi di culto in Europa, Gangemi Editore, Roma 2009.
- Melchiorre Trigilia, S. Pellegrino di Caltabellotta, Caltabellotta, 2011.
Cronotassi dei vescovi agrigentini
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
- San Libertino ? † (prima del IV secolo)
- San Gregorio I ? †[6]
- Macario ? †[7]
- San Potamione †
- Teodosio (o Teodoro) †[8]
- Eusanio † (deposto tra il 579 ed il 590)[9]
- San Gregorio II † (prima del 591 – dopo il 603)[10]
- Esilirato ? †[11]
- Liberio ? † (menzionato nel 616)[12]
- Felice † (menzionato nel 649)[13]
- Giorgio[14] † (prima del 679 – dopo il 680)
- Giovanni † (menzionato nel 787)
- Sant’Ermogene † (inizio IX secolo)[15]
- Dominazione araba
- San Gerlando † (prima del 1093 – 25 febbraio 1100 deceduto)
- Drogone, O.S.B. † (1100 – 1104 deceduto)
- Alberto † (1104 – 1105 deceduto)
- Guarino, O.S.B. † (1105 – 1128 ? deceduto)
- Gualtiero I † (1128 – 17 aprile 1142 deceduto)
- Rogerio † (1142 – ?)
- Gentile Tuscus † (1154 – 1171 deceduto)
- Bartolomeo † (dicembre 1171 – settembre 1191 nominato arcivescovo di Palermo)[16]
- Urso † (2 aprile 1192 – settembre 1239 deceduto)[16]
- Rinaldo Acquaviva † (6 giugno 1240 – dopo febbraio 1266[17] deceduto)[16]
- Goffredo de Roncionis de Pisis, O.F.M. † (2 agosto 1263 – 28 gennaio 1271 deceduto)[16]
- Guglielmo Morini † (menzionato come “vescovo eletto” il 16 aprile 1271)[16]
- Guido † (prima del 25 ottobre 1272 – 1276 deceduto)[16]
- Goberto † (prima di aprile 1278[18] – 23 agosto 1286 nominato vescovo di Capaccio)
- Lamberto, O.S.A. † (1287 – 1294 deceduto)[19]
- Bertoldo di Labro † (10 gennaio 1304 – circa 27 marzo 1326 deceduto)
- Matteo Orsini, O.P. † (20 ottobre 1326 – 15 giugno 1327 nominato vescovo di Manfredonia)
- Filippo Hambaldi, O.P. † (6 giugno 1328 – circa 1348 deceduto)
- Ottaviano di Labro † (12 maggio 1350 – 8 novembre 1362 nominato arcivescovo di Palermo)
- Matteo de Fugardo † (16 marzo 1362 – 1390 o 1392 deceduto)
- Gilforte Riccobono † (6 marzo 1392 – 23 ottobre 1395 nominato arcivescovo di Palermo)
- Nicolò, O.S.B. † (1395 – 23 agosto 1398 nominato vescovo di Orvieto)
- Nicolò de Burellis † (3 giugno 1398 – 1400 deceduto)
- Giovanni Cardella † (19 ottobre 1400 – 1401 nominato vescovo di Castro ?)
- Giovanni de Pinu, O.F.M. † (1º ottobre 1401 – 1412 ?)
- Filippo de Ferrario, O.Carm. † (4 luglio 1414 – 1421)
- Lorenzo di Mesassal, O.Cist. † (16 marzo 1422 – 1441 deceduto)
- Bernardo Bosco † (1442) (vescovo eletto)
- Beato Matteo Guimerà, O.F.M. † (17 settembre 1442 – 1445 dimesso)
- Antonio Ponticorona, O.P. † (23 luglio 1445 – circa 1451 deceduto)
- Domenico Xarth, O.Cist. † (10 gennaio 1452 – 1471 deceduto)
- Giovanni de Cardellis, O.S.B. † (11 dicembre 1472 – febbraio 1479 deceduto)
- Juan de Castro † (19 febbraio 1479 – 2 ottobre 1506 deceduto)
- Giuliano Cybo † (5 ottobre 1506 – circa 1537 deceduto)
- Pietro Tagliavia d’Aragona † (28 maggio 1537 – 10 ottobre 1544 nominato arcivescovo di Palermo)
- Rodolfo Pio di Carpi † (10 ottobre 1544 – 2 maggio 1564 deceduto) (amministratore apostolico)
- Luigi Suppa, O.P. † (13 aprile 1565 – 29 settembre 1569 deceduto)
- Giovanni Battista de Hogeda (Juan Bautista Ojeda) † (27 agosto 1571 – 1574 deceduto)
- Cesare Marullo † (14 luglio 1574 – 11 settembre 1577 nominato arcivescovo di Palermo)
- Giovanni de Roxas (Juan Rojas) † (9 ottobre 1577 – 21 maggio 1578 deceduto)
- Antonio Lombardo † (30 marzo 1579 – 23 gennaio 1585 nominato arcivescovo di Messina)
- Diego Haëdo † (23 gennaio 1585 – 14 agosto 1589 nominato arcivescovo di Palermo)
- Francesco del Pozzo † (23 gennaio 1591 – 7 marzo 1593 deceduto)
- Juan Orozco Covarrubias y Leiva † (2 dicembre 1594 – 16 gennaio 1606 nominato vescovo di Guadix)
- Vincenzo Bonincontro, O.P. † (25 giugno 1607 – 27 maggio 1622 deceduto)
- Ottavio Ridolfi † (20 marzo 1623 – 16 luglio 1624 deceduto)
- Francesco Traina † (2 marzo 1627 – 4 ottobre 1651 deceduto)
- Ferdinando Sánchez de Cuéllar, O.S.A. † (26 maggio 1653 – 4 gennaio 1657 deceduto)[21]
- Francesco Gisulfo e Osorio † (30 settembre 1658 – 17 dicembre 1664 deceduto)
- Ignazio d’Amico † (15 dicembre 1666 – 15 dicembre 1668 deceduto)
- Johann Eberhard Nidhard, S.I. † (1671 – 16 novembre 1671 nominato arcivescovo titolare di Edessa di Osroene) (vescovo eletto)
- Francesco Giuseppe Crespos de Escobar † (2 maggio 1672 – 17 maggio 1674 deceduto)
- Francesco Maria Rini, O.F.M. † (19 ottobre 1676 – 4 agosto 1696 deceduto)
- Francesco Ramírez, O.P. † (26 agosto 1697 – 27 agosto 1715 deceduto)
- Sede vacante (1715-1723)
- Anselmo de la Peña, O.S.B. † (27 settembre 1723 – 4 agosto 1729 deceduto)
- Lorenzo Gioeni d’Aragona † (11 dicembre 1730 – ottobre 1754 deceduto)
- Andrea Lucchesi Palli † (21 luglio 1755 – 4 ottobre 1768 deceduto)
- Antonio Lanza, C.R. † (20 novembre 1769 – 24 maggio 1775 deceduto)
- Antonio Branciforte Colonna † (15 aprile 1776 – 31 luglio 1786 deceduto)
- Antonio Cavaleri † (15 settembre 1788 – 11 dicembre 1792 deceduto)
- Sede vacante (1792-1795)
- Saverio Granata, C.R. † (1º giugno 1795 – 29 aprile 1817 deceduto)
- Baldassare Leone † (2 ottobre 1818 – 22 luglio 1820 deceduto)
- Sede vacante (1820-1823)
- Pietro Maria d’Agostino † (17 novembre 1823 – 18 luglio 1835 deceduto)
- Ignazio Montemagno, O.F.M.Conv. † (2 ottobre 1837 – 21 agosto 1839 deceduto)
- Sede vacante (1839-1844)
- Domenico Maria Lo Jacono, C.R. † (17 giugno 1844 – 24 marzo 1860 deceduto)
- Sede vacante (1860-1872)
- Domenico Turano † (23 febbraio 1872 – 2 febbraio 1885 deceduto)
- Gaetano Blandini † (2 febbraio 1885 succeduto – 19 maggio 1898 deceduto)
- Bartolomeo Lagumina † (28 novembre 1898 – 5 maggio 1931 deceduto)
- Giovanni Battista Peruzzo, C.P. † (15 gennaio 1932 – 20 luglio 1963 deceduto)
- Giuseppe Petralia † (14 ottobre 1963 – 2 maggio 1980 dimesso)
- Luigi Bommarito † (2 maggio 1980 – 1º giugno 1988 nominato arcivescovo di Catania)
- Carmelo Ferraro (3 novembre 1988 – 23 febbraio 2008 ritirato)
- Francesco Montenegro (23 febbraio 2008 – 22 maggio 2021 ritirato)
- Alessandro Damiano, succeduto il 22 maggio 2021