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L’amor che move il sole e le altre stelle

Articolo del Prof. Francesco Rizzo

Il Canto XXXIII del Paradiso rappresenta il culmine della Divina Commedia di Dante Alighieri, un punto di arrivo che sintetizza un lungo percorso intellettuale e spirituale. L’ultimo verso, “L’amor che move il sole e le altre stelle”, racchiude in sé un’intera cosmologia, una teologia e una filosofia, intrecciandosi in modo indissolubile.

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In questo canto, Dante, guidato da Beatrice, si trova di fronte alla luce divina, un’esperienza che trascende ogni capacità umana di descrivere. La sua mente, pur cercando di comprendere l’incomprensibile, si perde in un abisso di luce e di amore. È un momento di estasi mistica, in cui il poeta si unisce all’ordine cosmico e alla volontà divina.

Il verso finale, “L’amor che move il sole e le altre stelle”, rappresenta la summa teologica dell’intera Commedia. L’amore, inteso come forza creatrice e ordinatrice, è ciò che anima tutto l’universo, dai corpi celesti fino all’anima umana. Dio, come amore infinito, è il motore primo di ogni movimento e di ogni esistenza.

L’amor che move il sole e le altre stelle” ha un significato profondo e multiforme:

  • Rappresenta la conclusione del lungo viaggio di Dante, un viaggio che lo ha portato dalla selva oscura fino alla luce divina.
  • Riassume in poche parole il messaggio centrale dell’intera Commedia, ovvero la salvezza dell’anima attraverso l’amore per Dio.
  • Pur essendo l’ultimo verso, apre a infinite interpretazioni e riflessioni sulla natura dell’amore, dell’universo e di Dio.

Filosofia e teologia: un binomio indissolubile

Dante, figlio del suo tempo, è profondamente immerso nella cultura medievale, dove filosofia e teologia si intrecciano in modo organico. La sua visione dell’amore e dell’universo è il frutto di questa sintesi.

  • L’influenza di Aristotele è evidente nella concezione di un universo ordinato e gerarchico, dove ogni cosa ha il suo posto. Il neoplatonismo, con la sua idea di un Uno divino e di una discesa delle forme, fornisce a Dante lo strumento per pensare alla creazione e alla relazione tra Dio e il mondo.
  •  La Summa Theologica di Tommaso d’Aquino è un punto di riferimento fondamentale per Dante. Il filosofo domenicano aveva tentato una sintesi tra fede e ragione, cercando di conciliare la filosofia aristotelica con la teologia cristiana. Dante, a sua volta, cerca di conciliare la sua esperienza mistica con la ragione filosofica.

L’amore come principio ordinatore

In questo canto l’amore viene presentato come la forza che muove tutto l’universo, da Dio fino all’ultima stella. Questa concezione dell’amore ha radici profonde nella tradizione filosofica e teologica:

  • Agapè: L’amore divino, l’agapè, è inteso come fonte di ogni bene e di ogni perfezione. È un amore che trascende la sfera umana e che unisce tutte le creature a Dio.
  • Causa prima: Dio, come amore infinito, è la causa prima di tutto ciò che esiste. È la fonte di ogni movimento e di ogni forma.

Influenze culturali e letterarie

Il pensiero di Dante è il risultato di un lungo processo di maturazione, influenzato da molteplici fattori:

  • La cultura classica, con i suoi miti e i suoi filosofi, ha fornito a Dante un ricco patrimonio di immagini e di concetti.
  •  La poesia provenzale, con il suo culto dell’amore cortese, ha influenzato profondamente la concezione dell’amore nella Commedia.
  •  La Bibbia, con le sue narrazioni e i suoi insegnamenti, è la fonte primaria della teologia cristiana e ha fornito a Dante i fondamenti della sua visione del mondo.

Confronti con la Summa Theologica

La Summa Theologica di Tommaso d’Aquino e la Divina Commedia di Dante Alighieri rappresentano due dei vertici della cultura medievale. Entrambe le opere si propongono di conciliare fede e ragione, di offrire una visione organica dell’universo e dell’uomo.

  • Punti in comune: Sia Dante che Tommaso d’Aquino vedono in Dio la causa prima e il fine ultimo di ogni cosa. Entrambi attribuiscono all’amore un ruolo fondamentale nella creazione e nella salvezza dell’uomo.
  • Differenze: Dante, rispetto a Tommaso, pone maggiore enfasi sull’esperienza mistica e sulla dimensione poetica. La sua visione dell’amore è più intima e personale, mentre quella di Tommaso è più sistematica e teologica.

Il Canto XXXIII del Paradiso è un capolavoro della letteratura italiana, un testo che continua a affascinare e a interrogare i lettori di ogni epoca. L’amore, come forza motrice dell’universo e come esperienza mistica, rimane al centro della riflessione di Dante e di chi si accosta alla sua opera.

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