Rubrica “FONTI” n. 5 Articolo di Davide Codespoti
Agrigento, con il suo ricco patrimonio storico e culturale, è stata selezionata come Capitale Italiana della Cultura 2025, grazie a un progetto che esplora le relazioni tra individuo, natura e territorio, includendo anche i territori circostanti. Come tutte le città del periodo, si ingrandì e si sviluppò grazie ad un forte potere centralizzato, di coloriture dispotiche e tiranniche, dalle basi instabili e insicure. Dopo aver raggiunto una certa prosperità economica, la città di Akragas iniziò un rapido processo di trasformazioni politiche e sociali, simili a quelle che accadevano nella madrepatria, dove le varie città-Stato greche venivano governate o da regimi oligarchici oppure da tirannidi, ossia dal dominio dell’uomo forte, che si imponeva grazie all’appoggio di parte della popolazione in cambio della difesa dei propri interessi.
Ciò accadde anche ad Akragas nel 570 a.C., quando prese il potere il tiranno Falaride, una figura semi-leggendaria, che sarebbe diventato l’archetipo del sovrano crudele e sanguinario. Infatti, anche se le fonti letterarie dicono che durante il suo governo la città fortificò le mura, abbellì i monumenti e iniziò una politica espansionistica verso l’interno, Falaride è noto per i suoi eccessi di crudeltà e sadismo verso i suoi oppositori politici. Viene tramandato che il tiranno fece costruire dall’artigiano Perillo un toro di bronzo cavo, dentro il quale rinchiudere le sue vittime; dopodiché veniva acceso un fuoco sotto il toro, provocandone il surriscaldamento e la conseguente ustione a morte del malcapitato, le cui urla uscivano dalla bocca del toro come fossero muggiti. Perillo in persona ne provò per primo gli effetti, ma non morì, poiché il committente lo fece tirar fuori in tempo. Il regno del terrore di Falaride, tuttavia, non durò molto: odiato dal popolo per la sua spietatezza, nel 554 a.C. fu rovesciato da una rivolta e lapidato. Il suo ricordo venne esecrato con tale passione che furono bandite le vesti di colore azzurro, poiché erano le preferite del defunto tiranno. La storia di Akragas nella seconda metà del VI secolo a.C. è piuttosto oscura, eccetto che per i nomi di due capi politici, Alcamenes e Alcander; in questo periodo tuttavia la città si espanse verso ovest, rivaleggiando con Selinunte, la polis greca più vicina nella Sicilia occidentale, conquistando nel 500 a.C. la sub-colonia selinuntina di Eraclea Minoa, presso la foce del fiume Platani, a metà strada tra i due insediamenti.
Articolo di Davide Codespoti
