Piastra da 120 Grana di Ferdinando II°

Edizione limitata con finitura in oro della storica Piastra da 120 Grana del Regno delle due Sicilie emessa
da Ferdinando II di Borbone.

ANTEPRIMA NAZIONALE

La moneta porta inciso sul dritto il profilo già maturo di Ferdinando II di Borbone con scritta FERDINANDVS II DEI GRATIA REX 1854/55/56.

Originale storico
battuto dalla Zecca
di Napoli in una preziosa versione con finitura in oro
.

Sul rovescio lo stemma con corona e leggenda REGNI VTR. SIC. ET HIER · G. 120.

Edizione di 99 Esemplari della Piastra da 120 Grana di Ferdinando II in Argento, del peso di gr. 27,46 ed un diametro di mm. 37, coniata dalla Zecca di Napoli con finitura decorativa in oro.

La monetazione di Ferdinando II è molto vasta, infatti il sovrano, che regnò per ben 29 anni, fece coniare monete quasi tutti gli anni di regno. Mostrando con il passare del tempo il cambiamento dei tratti somatici, dalla giovane età, al busto adulto e pesante degli ultimi anni del regno. Ebbero larga diffusione in tutto il regno e furono apprezzate anche al di fuori di esso. In particolare le piastre in argento da 120 grana, si possono dividere in tre tipologie ritrattistiche: testa giovanile senza barba e capelli abbassati dal 1831 al 1839; testa più adulta con barba e capelli rialzati sulla fronte dal 1840 al 1851; testa piccola, più adulta e barba più folta dal 1851 al 1859.

Queste storiche coniazioni vennero regolate con un apposito decreto N. 268, emanato il 27 aprile 1831 che qui si trascrive: “FERDINANDO II°. PER LA GRAZIA DI DIO RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE; DI GERUSALEMME; DUCA DI PARMA; PIACENZA; CASTRO; PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA…”

Per questa esclusva edizione di 99 esemplari con doratura sono state selezionate monete originali di conio dell’epoca nello stato di mantenimento SPL (splendente).

Un altro tratto che ha caratterizzato la monetazione di Ferdinando II è la dinamica di coniazione che portò la enorme quantità di varianti nelle piastre in argento. Basti pensare che nella zecca di Napoli venivano preparati i conii con il busto del re e lo stemma, senza leggenda, data e valore, mentre le parti mancanti venivano impresse in un secondo momento con altri punzoni, a volte addirittura a mano, variando così posizione della leggenda, caratteri e punteggiature. Anche sul contorno tutto dipendeva da come la ghiera era posta tra i due conii, al punto che la battitura fosse un unicum e non una vera produzione di serie.


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