Rubrica “FONTI” n. 4 Articolo di Davide Codespoti
Agrigento, con il suo ricco patrimonio storico e culturale, è stata selezionata come Capitale Italiana della Cultura 2025, grazie a un progetto che esplora le relazioni tra individuo, natura e territorio, includendo anche i territori circostanti. Il periodo che va dalla dominazione bizantina a quella araba portò profondi mutamenti alla città, specialmente nella toponomastica e nell’architettura civile. Il cristianesimo penetrò in Agrigento in tarda epoca imperiale, come attestano le iscrizioni cristiane; infatti il proto-vescovo Libertino sarebbe stato martirizzato durante la persecuzione anticristiana dell’imperatore Valeriano, tra il 254 e il 259 d.C. Tuttavia non vi sono altri vescovi accertati prima di Potamio, Teodoro e Gregorio, appartenenti al VII secolo. Caduto l’Impero romano d’Occidente, Agrigento, insieme all’intera Sicilia, passò sotto il controllo dei Vandali, che avevano fondato un regno nell’anti provincia romana d’Africa, poi degli Ostrogoti, impadronitisi della penisola italiana, e infine fu riconquistata dalle truppe imperiali di Costantinopoli, inviate dall’imperatore Giustiniano I nel suo programma di riconquistare le province occidentali dell’Impero. Durante questo periodo Agrigento, insieme ad altre città della Sicilia e della penisola italiana, soffrì di una lunga decadenza demografica e politica: la popolazione abbandonò i quartieri bassi della città e si rifugiarono sull’ex-acropoli, in cima alla collina. Le ragioni di questo spostamento furono l’esiguità degli abitanti e la necessità di resistere alle incursioni dei pirati saraceni musulmani. Nell’anno 828, infine, l’esercito musulmano conquistò i resti della città, strappandola alle truppe bizantine: il nome divenne Kirkant o Jirjant, e fu trasformata in una fortezza, riedificata in posizione più alta.

Articolo di Davide Codespoti