Leonardo da Vinci: un uomo “poco umano” sulle tracce di Dio.

L’appellativo “poco umano” applicato a Leonardo da Vinci è un’affermazione affascinante e complessa, che richiede di essere esaminata da diverse angolazioni.

Descriverlo come pittore concettuale non è una semplicistica tendenza alla moda né secolarizzazione ad oltranza, ma offre una chiave di lettura interessante ed apodittica per la sua opera. Secondo questa prospettiva l’arte non è solo un mezzo per rappresentare la realtà, ma diventa un modo per conoscere e comprendere Dio.

Per Leonardo l’unico strumento che ci permette di assaporare la divinità è l’arte. Attraverso la bellezza e l’armonia delle sue opere egli cerca di catturare l’essenza divina presente in tutte le cose.

La sua ossessione per l’immortalità può essere vista come un riflesso di questa ricerca. Leonardo desidera superare la morte e raggiungere l’eternità non attraverso la fede religiosa tradizionale, ma con la conoscenza e la comprensione del mondo naturale.

A differenza di molti cristiani del suo tempo non si limita a cercare Dio nelle Scritture o nei rituali religiosi. Lo cerca nella natura stessa, studiando l’anatomia, la botanica e l’ingegneria. In ogni cosa trova tracce della divinità, arrivando quasi ad anticipare la filosofia di Spinoza con il suo “Deus sive natura”.

Per Leonardo la ricerca di Dio non è un’attività passiva ma un atto di creazione. Attraverso il suo lavoro svela l’ordine e la bellezza del mondo naturale rendendo omaggio al suo creatore. L’idea di Leonardo come pittore concettuale ci aiuta a comprendere la sua profonda dedizione all’arte e alla scienza. La sua opera non è solo un capolavoro di estetica ma anche un’espressione della sua ricerca spirituale.

Genio e solitudine

Egli era senza dubbio un genio, un uomo dalle capacità intellettuali e artistiche eccezionali. La sua mente spaziava in discipline diverse, dall’arte all’ingegneria, dalla scienza all’anatomia. La sua incessante curiosità lo spingeva a esplorare continuamente nuovi campi di conoscenza, spesso in anticipo sui tempi. Tuttavia questa sua ulteriorità semantica lo rendeva anche un individuo solitario. In un certo senso era un uomo “al di fuori del suo tempo”, incompreso dai suoi contemporanei e spesso in contrasto con le convenzioni sociali. La sua dedizione al sapere e alla ricerca lo portava a trascurare aspetti della vita sociale e sentimentale che alimentavano la sua fama di uomo enigmatico e distaccato.

Alcune sue scelte e azioni possono essere considerate, alla luce della morale moderna, “poco umane”. Ad esempio i suoi studi anatomici implicavano la dissezione di cadaveri, pratica all’epoca illegale e considerata macabra. Inoltre alcuni suoi disegni raffigurano scene di violenza e crudeltà. Tuttavia è importante ricordare che Leonardo era un uomo del Rinascimento, periodo storico con una mentalità e una morale differenti da quelle odierne. La sua “umanità” va quindi contestualizzata all’interno del suo tempo e della sua cultura. La grandezza del suo genio risiede proprio nella sua unicità, nella sua capacità di superare i confini del suo tempo e di porsi come ponte tra epoche diverse. Uomo e simbolo che ha incarnato l’ideale rinascimentale “universale”, capace di eccellere in molteplici discipline e di lasciare un segno indelebile nella storia.

L’affermazione “Leonardo Da Vinci pittore concettuale” racchiude un’idea rivoluzionaria del ruolo dell’arte e del pittore stesso. Per Leonardo, l’arte non si limita a imitare la creazione divina, ma diventa un mezzo per esplorare l’anima umana e la sua relazione con il divino.

Egli sposta l’anima “dal corpo che la tiene”, ovvero il corpo umano, al corpo “che la impiglia”, ossia la pittura. In questo modo l’arte diventa un’estensione dell’anima stessa permettendo all’artista di esprimere la propria interiorità e di avvicinarsi a Dio. Secondo Leonardo nulla ci avvicina di più a Dio della pittura. Attraverso la rappresentazione di concetti universali eleva l’arte a una forma di conoscenza superiore, capace di svelare la natura profonda della realtà.

La sua pittura non si limita a riprodurre cose o persone ma aspira a dar vita a concetti immateriali, come l’amore, la bellezza e la spiritualità. La materia pittorica diventa carne assumendo una consistenza viva e pulsante, mentre lo sguardo dei soggetti si caricano di anima, trapassando la superficie del dipinto e catturando l’essenza del soggetto rappresentato.

In questo modo LdV supera la concezione tradizionale dell’arte come semplice imitazione della realtà, aprendo la strada a nuove forme di espressione artistica che privilegiano l’interiorità e la soggettività dell’artista. L’arte non può creare alcunché. L’uomo non può migliorare l’esistente. Può limitarsi a capire e comprendere. Pertanto riprodurre fedelmente il mondo oltre che impossibile è assolutamente inutile e deleterio. L’eredità di Leonardo è immensa e il suo influsso sulla storia dell’arte è innegabile. La sua visione innovativa ha ispirato generazioni di artisti e continua ad affascinare il pubblico ancora oggi.

Francesco Rizzo

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